Il mio è un lavoro sui generis, e capita che un giovedí ti convochino a una riunione e ti dicano, senza mezzi termini, che devi obbligatoriamente prenderti una settimana di ferie per non arrivare alla fine dell’anno con troppi giorni liberi accumulati. Qualche collega l’ha presa male, e in effetti ognuno dovrebbe poter disporre dei giorni di vacanza senza obblighi. Per me, comunque, le vacanze forzate si sono trasformate in un’occasione per fare qualcosa che avevo in mente da un bel po’: il cammino di Santiago.
Dopo un breve tour presso un negozio specializzato per procurarsi l’occorrente minimo (poncho, sacco a pelo e scarponi) ho preso il primo treno per Sarria, paesino a circa 110 km da Santiago de Compostela e ho iniziato a camminare.
La pioggia e la Galizia, si sa, vanno molto d’accordo e ad Ottobre ancor di piú. Peró le condizioni climatiche avverse non mi hanno impedito di godere di un’esperienza indimenticabile e, per molti versi, irripetibile. Il cammino di Santiago é una dimensione senza tempo. Significa attraversare luoghi incontaminati, boschi, montagne e paesini sperduti. Passano i kilometri, e la fatica viene mitigata da incontri con persone di ogni classe sociale, provenienza e cultura. Nellecamerate degli ostelli dove riposavo alla fine di ogni tappa ho convissuto con amabili vecchiette tedesche, un ingegnere basco, una cassiera andalusa, una coppietta di italiani alla ricerca dell’amor perduto, uno sportivo madrileno in cerca di avventura, un giovane valenziano malato di cancro…e tanti altri compagni di viaggio. E’ cosí che nasce quella che sará la “familia del camino” che condivide uno spuntino, una fasciatura, un antidolorifico o semplicemente un’esortazione a non mollare durante una ripida salita. La sera alle 10 vengono spente le luci delle camerate e si crolla sui precari letti a castello per poi essere svegliati alle 7 di mattina da fastidiose luci a neon. Alle 8:30 tutti i pellegrini devono lasciare l’ostello ed essere già fuori, in cammino.
In ogni villagio e paesino in cui ho sostato, anche solo per una mezz’ora di pausa, ho incontrato la magnifica gente di Galizia che da secoli convive con questa marea di pellegrini. Decine di bar, pensioni e taverne vivono grazie al continuo e incessante afflusso di coloro che camminano verso Santiago. Un vero affare per tutti, ma senza quasi mai cadere nell’eccessiva mercificazione dell’autentica e secolare essenza del cammino.
Durante el cammino, anche se parti solo, non sei mai solo. C’è sempre qualcuno che ti augura : “buen camino“. Il glamour non esiste e, una volta giunto a destinazione, i pellegrini indossano una tuta e un paio di sandali con calzini (stile tedesco in vacanza a Benidorm) per dare un pó di sollievo ai piedi malconci. Ho vistopiedi martoriati da vesciche, anziani pellegrini dal passo incerto e sofferente ed io stesso ho passato momenti di estrema fatica. Peró nessuno ha mollato. Ognuno aveva la sua storia e le sue ragioni per camminare, e tutti insieme abbiamo lottato fino ad arrivare a destinazione: la cattedrale di Santiago.
Giunti a destinazione molti hanno pianto, io semplicemente mi sono sdraiato proprio di fronte alla cattedrale, nella magnifica Plaza do Obradoiro, dove finalmente splendeva il sole.