Essere medico a Madrid…ai tempi del coronavirus

España
27 Marzo 2020

Qual’è stato l’impatto del coronavirus sul tuo lavoro?

Il Covid-19 ha cambiato completamente il lavoro giornaliero dei medici. Tutte le risorse della sanità sia pubblica che privata sono state destinate a combattere il virus.  Abbiamo sospeso le operazioni chirurgiche programmate e le visite non urgenti. Nel caso degli interventi chirurgici oncologici, all’inizio della crisi, avevamo la possibilità di operare i pazienti mentre ora, a causa della saturazione degli ospedali, dobbiamo derivarli a “ospedali bianchi” che non accolgono persone infette e che sono considerati sicuri per pazienti oncologici e donne in cinte. Riguardo le operazioni chirurgiche urgenti, abbiamo molte limitazioni poiché non ci sono posti in terapia intensiva e pochissimi posti letto e sale operatorie con respiratori a disposizione. Un autentico dramma.

Il personale medico dispone degli strumenti di protezione necessari?

All’inizio della crisi, no. A causa del panico generalizzato, improvvisamente sparirono tutte le mascherine a disposizione, come per magia. Attualmente sta arrivando del nuovo materiale, e si sta distribuendolo in relazione alle necessità. In ogni caso, un ospedale privato piccolo come quello in cui lavoro non è il miglior esempio. Ho molti colleghi in ospedali pubblici che stanno lavorando senza disporre della protezione necessaria e che  devono arrangiarsi utilizzando l’ingegno. Credo che i responsabili politici sono corresponsabili della situazione e del contagio del personale sanitario.

Come si stanno gestendo i test? Il personale sanitario con sintomi di contagio continua a lavorare?

Inizialmente, chi aveva sintomi veniva mandato a casa in quarantena. Ciò provocò una diminuzione del personale, che in molti casi stava lavorando senza protezione per un errore di valutazione del rischio. Cosí, questo criterio si modificò e solo i medici con molti sintomi venivano mandati a casa. Si insisteva affinché continuassero a lavorare, soprattutto nella sanità pubblica. I dipartimenti che analizzano i rischi legati alla sicurezza sul lavoro nei vari ospedali erano saturi e quindi era impossibile, da parte dei medici, certificare i sintomi ed ottenere protezione.
Sottoporre ai test per il contagio il personale sanitario non è mai stata una priorità. Si voleva evitare che diminuisse il personale disponibile. Con il passare del tempo, e dopo le proteste del personale sanitario, si è generalizzato l’uso dei test e quindi ora chi è positivo al virus viene mandato a casa, con tutte le conseguenze del caso.

Che effetto stanno avendo i tagli alla sanità sulla lotta alla pandemia?

Logicamente, i tagli che hanno coinvolto la regione di Madrid, hanno avuto un forte impatto. I professionisti del settore avevano lanciato un grido d’allarme già molti anni fa. Con l’esplosione del virus,  è arrivata la conferma delle conseguenze dei tagli al personale, ai posti letto, etc . Sapevamo che questo sarebbe successo cosí come ne era a conoscenza l’amministrazione pubblica. I medici sono stati trascurati per molti anni. La sanità spagnola è stata definita “la migliore del mondo”, ma io preferisco dire che abbiamo i migliori professionisti visto che il sistema sanitario si è deteriorato molto. Mi sto riferendo al sistema sanitario pubblico, quello privato è stato il grande beneficiario di questa politica.

L’insufficienza di posti in terapia intensiva ha impedito che alcuni pazienti potessero accedervi?

Anche se molte persone non ne sono a conoscenza, le risorse terapeutiche nel sistema ospedaliero sono sempre state limitate e si sono dovute adattare dipendendo dalla situazione. Generalmente e salvo eccezioni, un paziente di 85 anni, ad esempio, non viene ricoverato in terapia intensiva a prescindere dalla sua patologia. Si chiama, adattamento delle risorse per evitare l’accanimento terapeutico ed il suo obiettivo è evitare trattamenti aggressivi con pazienti che hanno una bassa aspettativa di vita e una prognosi sfavorevole.
L’unico cambiamento dovuto al virus, è che queste decisioni che, in situazioni normali, si assumevano in maniera ragionevole e condivisa, oggi si prendono in maniera più estrema. In alcune occasioni, costretti dalla mancanza di strutture e mezzi, si devono modificare i criteri che si usano abitualmente per decidere.

Vuoi condividere qualche altro pensiero con i lettori?

Credo che il virus cambierà per sempre le nostre vite e spero che tutti noi apprenderemo da questa esperienza dando il giusto valore al nostro sistema sanitario e proteggendolo. Se questo avverrà, possibilmente non dovremo vedere ancora i nostri cari ed i nostri anziani morire da soli in un letto d’ospedale, isolati, impauriti e disperati.
I sentimenti che prevalgono in me in questi giorni, sono il dispiacere ed il dolore per le centinaia di casi  come questi che, disgraziatamente, avvengono in tutta la Spagna.

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