Dall’inizio dell’anno, in media ogni giorno approdano alle Canarie 52 migranti partiti dalle coste del Nordafrica. Da gennaio 16.760 persone hanno raggiunto l’arcipelago, un 900% in più rispetto al 2019. Se le cifre sono allarmanti, ancor di più lo sono le condizioni d’accoglienza e l’inesistente coordinazione politica per gestire un’emergenza umanitaria così drammatica.
Il piccolo molo di Arguineguin, località di Gran Canaria con 2.300 abitanti, è stato teatro dell’ultima grande vergogna spagnola ed europea. Più di duemila migranti costretti a passare giorno e notte all’addiaccio. Le strutture sono indegne: si dorme per terra, pochi bagni chimici, niente docce. Ma non è tutto, un paio di giorni fa la polizia ha sgomberato circa 200 migranti che, invece di essere accompagnati presso una struttura d’accoglienza, sono stati letteralmente abbandonati alla loro sorte. Molti di loro sono stati trasportati in bus ed abbandonati nella capitale Las Palmas dove hanno bivaccato per qualche ora in una piazza centrale sostenuti dalla solidarietà degli abitanti della città che gli hanno portato alimenti ed acqua.
Questa decisione delle autorità spagnole si deve alla totale disorganizzazione tra i vari ministeri coinvolti (Interiores, Migraciones, Defensa e Exteriores) e alla loro incapacità di preparare una risposta coordinata. Si stanno vulnerando diritti fondamentali garantiti dalla legge non fornendo le minime garanzie alle quali i migranti hanno diritto. Ancora una volta, quello che è un problema tristemente noto, pare aver preso di sorpresa la Spagna. D’altra parte, continua a brillare per la sua assenza, una strategia europea per aiutare gli stati in prima linea.
L’arcipelago canario da vent’anni riceve a fasi alterne immigrati che fuggono da fame e guerre. Oggi, c’è chi si affretta a paragonare Lampedusa o Lesbo con l’arcipelago spagnolo. Al di là degli slogan, le Canarie sono da molti anni al centro della crisi migratoria e la Spagna sta terminando la costruzione di un nuovo muro di 10 metri d’altezza per separare le città enclave spagnole Ceuta e Melilla dal Marocco. Questa barriera sostituirà quella attuale, più bassa ma molto più pericolosa perchè rinforzata con tagliente filo spinato che ha provocato il ferimento e la morte di tanti immigrati.
Le Canarie sono allo stremo e attraversano una profondissima crisi economica e sociale. La metá della sua popolazione è disoccupata o in cassa integrazione. Il 60% dei giovani sono senza lavoro ed il turismo, principale fonte di ricchezza per l’arcipelago, è crollato per il Covid. L’emergenza umanitaria legata agli sbarchi sta ulteriormente colpendo l’arcipelago che, secondo alcuni, è stato abbandonato dalle autorità spagnole e dalle istituzioni europee. Intanto, il governo socialista sta cercando di correre ai ripari, colpevolmente in ritardo, e l’opposizione popolare sta cavalcando l’onda, dimenticando la pessima gestione fatta durante i governi precedenti. Il solito penoso gioco delle parti.
L’Italia e la Spagna sono popoli di emigranti che hanno conosciuto da vicino l’angustia di dover lasciare la propria terra per necessità o per offrire un futuro migliore alla propria famiglia. È per questo che considero ancora più imperdonabile le posizioni integraliste che usano la povertà e la miseria come arma politica per coprire incompetenza, incapacità o interessi.
Chiudo con un consiglio, si tratta di Adù; un film sull’emigrazione, il controverso muro spagnolo anti-migranti di Melilla ed i crimini ambientali commessi in Africa. Un lungometraggio che narra storie di un’umanità spesso invisibile e condannata ad essere ignorata.
*
Qualche anno fa, scrissi un post sulla mia esperienza da italiano emigrato a Madrid. Se vuoi leggerlo, clicca qui.