Occhio al post di oggi perchè si tratta in un argomento che credevo di riuscire ad evitare più a lungo. Ma spesso è inevitabile, e chi vive in Catalogna lo sa, che in questa regione non si finisca a parlare dell’indipendenza.
Quando ancora vivevo a Madrid, nel mio ufficio c’era un bell’assortimento di catalani, baschi, andalusi e madrileni. Fu grazie a loro che imparai la lezione: mai parlare a tavola di temi politici legati all’indipendentismo. Avevano ragione, ogni volta che da ingenuo e fresco immigrato, aprivo il dibattito si finiva, spesso e volentieri, con i nervi a fior di pelle. Queste discussioni mi ricordanavano un po’ gli pseudo dibattiti del liceo tra gli studenti di sinistra e di destra, concetto che ai miei tempi si sintetizzava negli aggettivi zecche contro fasci. In quei casi, non c’era maniera di ragionare con un minimo di tranquillità e apportando qualche dato oggettivo. Parlavano le ideologie e i pregiudizi più che il senso di realtà.
A volte qui a Barcellona, quando finiamo a parlare dell’indipendeza della Catalogna, spesso capita qualcosa di simile. Ci si inalbera in discussioni preconfezionate e fatte di slogan da manifestazione. La Spagna ruba alla Catalogna, dicono gli indipendentisti. La Catalogna è una regione spagnola perchè così dice la costituzione , rispondono gli altri. E via così all’infinito.
Il tema, ovviamente, è complesso e racchiude aspetti culturali, storici, sociali ed economici. Qui si parla un’altra lingua ed in alcune zone della Catalogna lo spagnolo è davvero poco diffuso. Inoltre la storia e la cultura catalana, in numerosissimi aspetti, hanno davvero poco a che vedere con il mondo castigliano. Fin qui siamo d’accordo, ma non credo che né la lingua catalana, né la sua cultura siano a rischio nella plurale Spagna democratica. E allora di cosa parliamo?
Io, da straniero in terra catalana ed ex madrileno d’adozione, una mia opinione me la sono fatta. Sinceramente credo che il problema nodale e fondamentale sia sempre quello: i quattrini.
Da un lato la politica di Rajoy del “lasciam correre, gli passerà”, è stata un errore strategico macroscopico. Non si sono volute ascoltare istanze e voci che sono presenti ed importanti da sempre qui in Catalogna. Far finta di nulla, e non affrontare la realtà, finisce per renderla più complessa ed ingestibile. Secondo alcuni, il governo popolare non ha fatto altro che gettare benzina sul fuoco dell’indipendentismo. Da parte mia, credo che la gestione della relazione Spagna-Catalogna dell’ultimo governo sia stata del tutto fallimentare. Non entrerò in altri dettagli sulle politiche del governo non essendo questo il post appropriato.
Ma parliamo anche dei nazionalisti catalani, e della loro convinzione che tutti i mali di questa terra vengano da Madrid. Non si sono forse accorti che la corruzione ha proliferato impunemente in Catalogna durante 30 anni. L’amato presidente della regione Jordi Pujol, in carica dal 1980 al 2003, e tutto il suo allegro clan si erano erti a simbolo della serietà catalana contrapposta al pressapochismo spagnolo. Bene, oggi il signor Pujol e compagnia sono sotto processo per corruzione, tangenti e riciclaggio di denaro. Ma non finisce qui, il partito indipendentista che ha vinto 9 delle ultime 11 elezioni locali, ha subito il sequestro di ben 15 sedi per un gravissimo caso di corruzione, il caso Palau.
Quindi facciamo un passo più in là. In Spagna c’è una regione che riceve un trattamento diverso rispetto alle altre a livello fiscale: i paesi baschi. Questa zona, in virtù di motivi storici, gestisce la recaudazione e la spesa pubblica locale con autonomie molto più ampie rispetto alle altre regioni. Anche la Navarra, in parte, gode di benefici simili. E se alla Catalogna attibuissero questo statuto speciale? Siamo sicuri che tanto furore indipendentista non sparirebbe improvvisamente? Basterebbe una manovra alla basca? A te l’ardua sentenza.
Intanto, mentre gli indipendentisti esigono un referendum per consultare l’opinione dei catalani e mentre il governo sembra avere la benda sugli occhi, i mesi passano. Non oso pensare come finirà questa storia, ma non sarei onesto se ti dicessi che non mi preocupa.
In fondo, al di là delle chiacchiere dei politici, in ballo c’è il futuro di noi che viviamo in Catalogna, ma anche di tutti gli spagnoli.