Congedo di maternità e paternità in Spagna, Italia e Europa: un confronto

Il congedo di paternità in Spagna offre 16 settimane per genitore, promuovendo una maggiore conciliazione familiare. In Italia, invece, i padri hanno a disposizione solo 10 giorni. Scopri di più sulle differenze tra questi due paesi e l’evoluzione delle politiche sociali
España
10 Ottobre 2024

Come ho già raccontato in altri post, diventare papà è stato un viaggio che mi ha fatto riflettere molto su temi che prima non avevo esplorato così a fondo, come il congedo parentale. La Spagna, negli ultimi anni, ha fatto davvero un salto di qualità in questo ambito, e posso dire che la mia esperienza personale ne è una prova tangibile. Il fatto che entrambi i genitori abbiano lo stesso numero di settimane di congedo ci ha permesso di vivere in modo più equilibrato quei primi momenti così importanti per la nostra piccola. Mi sono sentito pienamente coinvolto nella sua cura fin dall’inizio, e questo, per me, ha fatto una grande differenza.

Il coinvolgimento del padre è qualcosa checambia radicalmente la dinamica familiare. Non solo ti permette di creare subito un legame profondo con il tuo bambino, ma aiuta anche a condividere le responsabilità con la madre.

Un altro aspetto importante da considerare sono gli incentivi fiscali che la Spagna offre alle famiglie durante questo periodo. È stato un aiuto notevole perché ha alleggerito il peso economico in un momento in cui le spese aumentano inevitabilmente. Questo tipo di supporto aggiuntivo è cruciale per dare supporto alle famiglie.

Attualmente, la legge spagnola prevede 16 settimane di congedo per ciascun genitore, e queste settimane non sono trasferibili. Questo è un aspetto fondamentale: niente deleghe o scambi, ogni genitore deve prendersi le proprie settimane di congedo. Trovo che questo sia un grande vantaggio, poiché garantisce che entrambi i genitori possano prendersi il tempo necessario per stabilire un legame con il neonato. Di queste 16 settimane, sei sono obbligatorie subito dopo la nascita, mentre le altre possono essere utilizzate in modo più flessibile, adattandosi alle esigenze lavorative e familiari.

La flessibilità è davvero un punto chiave, perché permette alle famiglie di decidere come meglio organizzarsi. Ad esempio, alcuni possono scegliere di dividere il congedo in più periodi, alternandosi tra lavoro e famiglia, mentre altri preferiscono prendersi tutte le settimane consecutive per stare con il bambino fin dall’inizio. Questa flessibilità permette a ciascuno di trovare il proprio equilibrio.

Attualmente, il governo spagnolo sta valutando di estendere ulteriormente questo periodo, discutendo se aumentarlo a 18 o 20 settimane per genitore. Questo rappresenterebbe un ulteriore passo avanti in termini di politiche sociali.

Nel contesto europeo, Paesi come la Svezia e la Norvegia continuano a essere esempi virtuosi, con modelli di congedo parentale che arrivano a 480 giorni in Svezia, da dividere tra i genitori fino al nono anno di vita del bambino. Anche in Norvegia, il congedo è estremamente generoso, con 15 settimane per ciascun genitore. Questi paesi hanno sviluppato politiche che promuovono attivamente la genitorialità condivisa e l’uguaglianza tra uomo e donna.

In confronto, la situazione in Italia è decisamente diversa. Al momento, il congedo di paternità è limitato a soli 10 giorni, una cifra che ritengo ampiamente insufficiente e difficile da giustificare.

Secondo diversi studi, in Italia solo una minoranza di padri sfrutta appieno i giorni di congedo a cui ha diritto, spesso per timori legati al lavoro o alla mancanza di una cultura aziendale che supporti la genitorialità condivisa. Inoltre, la legge italiana non prevede ancora un congedo non trasferibile oltre il minimo obbligatorio, il che significa che molte responsabilità familiari ricadono principalmente sulle madri.

In conclusione, la mia esperienza in Spagna mi ha fatto capire quanto sia importante che entrambi i genitori abbiano tempo e risorse per prendersi cura dei figli. Questo non solo rafforza i legami familiari, ma crea anche una società più equa e solidale. Spero che in futuro anche l’Italia possa compiere passi significativi in questa direzione, adottando misure che offrano maggiori diritti e tutele, al di la dei sempre numerosi proclami a favore delle famiglia che quasi mai si traducono in misure reali.

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