A Pamplona, capitale della Navarra, vivono 190.000 abitanti. E’ una cittá tranquilla, ordinata, sede di una celebre universitá e di numerosi centri dell’Opus Dei. Ogni anno tra il 6 e il 14 Luglio, peró, le cose cambiano. Quasi 3 milioni di persone affollano i suoi vicoli e le sue piazze per partecipare alla fiesta spagnola che Emingway contribuí a rendere celebre: “Los Sanfermines”.
Come reporter ho avuto, in varie occasioni, l’opportunitá di partecipare ed osservare queste furibonde celebrazioni e ho maturato un giudizio tutt’altro che benevolo. “Los Sanfirmines” sono una manna dal cielo per le casse della cittá, e un’imponente operazione di marketing internazionale; ma a che prezzo?
Dal 1924 ci sono state quindici vittime per cornate di tori; inoltre dal 1997 sono morte sei persone cadendo dalla celebre muraglia pamplonese. Nonostante ció, ogni anno, le televisioni spagnole e di tutto il mondo dedicano ampio spazio alla fiesta e soprattutto all’ “encierro” : corsa folle di 849 metri inseguiti da tori di sette quintali che culmina nella “plaza de toros” dove un coraggioso matador terminerá l’opera. Tra i corridori ci sono attempati brizzolati, aitanti ragazzoni, maratoneti allenati e tantissimi giovani alle prese con i postumi dell’alcol ingurgitato fino a pochi minuti prima della corsa.
Sono le otto di mattina, i locali hanno appena chiuso le saracinesche e stanno ancora contando le banconote, quando otto tori, terrorizzati piú che inferociti, iniziano la loro galoppata verso la morte accompagnati da una mandria di esaltati decerebrati che li toccano, colpiscono e scherniscono. I tori stanno per piombare velocissimi e molti di questi sprovveduti ridono ignorando che si stanno giocando la vita per niente.
Pochi minuti prima dell’inizio dell’ “encierro” la polizia cerca di fare un filtro allontanando dal percorso i “visibilmente” ubriachi; se vedete sottomarini gialli, ma vi reggete in piedi, potrete partecipare alla corsa. In ogni caso, che ti sia allenato tutto l’anno o che abbia passato le ultime 12 ore attaccato a una bottiglia, non sai quello che stai facendo.
Durante il mio soggiorno pamplonese ho visto un paio di incornati con l’addome squarciato, una mezza dozzina di calpestati con i segni degli zoccoli del toro sulla schiena, e una decina di contusi per cadute e spintoni. Non male come bollettino sanitario di un giorno di festeggiamenti.
Per concludere, potete cimentarvi nel “fuenting”: tradizione molto diffusa tra i tanti stranieri che frequentano “Los Sanfirmines”. Si tratta di tuffarsi di testa dalla fontana di Plaza Navarrería per essere presi al volo, sei metri piú in basso, da una folla delirante. Naturalmente non sempre l’operazione riesce e molti, invece di atterrare su morbide braccia, cadono sul cemento con le conseguenze che immaginate.
Le tradizioni devono evolversi e adattarsi alle sensibilitá e alla crescita di un popolo; non si puó difendere la barbarie solo perchè di vecchia data. Che comodo risulta etichettare come cultura una macchina da soldi. Se vuoi giocare deliberatamente con la morte, e partecipare a questo squallido e barbaro spettacolo..adelante!