Oggi il mio Occhio si è soffermato su questi due telefoni che sembrano appartenere ad universi lontani e paralleli tra loro. In effetti sono due oggetti che rappresentano la mia vita prima e dopo il trasferimento in Spagna.
Come quasi tutti gli espatriati, anche io conservo la vecchia sim italiana per poter comunicarmi con i miei familiari ed amici quando sono in patria. Sono uno di quelli che, mentre fa la fila per imbarcare sul volo Barcellona-Roma, rimette orgogliosamente in funzione il suo vecchio Nokia del millennio scorso. Nell’epoca dell’iperconnessione, del WhatsApp a tutti i costi e della vita più “social” che “sociale”, mi provoca un profondo piacere fare tre salti indietro e tornare ad utilizzare un telefono fedele al suo nome. Tutto il tempo che investo nel fissare lo schermo del mio smartphone ed a utilizzarne le molteplici, ed a volte inutili, applicazioni si trasforma in tempo libero. Lo utilizzo per osservare chi mi sta intorno, ascoltare le voci e coltivare la mia curiosità, quella reale e non virtuale.
Il mio passaggio allo smartphone è stato un percorso lungo e tormentato. Ho cercato di evitarlo durante anni e fino a pochi mesi fa mi sono “accontentato” di una vecchia Blackberry per chiamare e scrivere qualche messaggio. L’interazione sui social, le mail, la navigazione web erano, per me, attività circoscritte alla presenza di un computer. Poi anche io ho ceduto alle lusinghe tecnologiche e alle subdole pressioni del mio operatore telefonico ed ho accettato il cambiamento.
I vantaggi di avere un piccolo computer nelle tue tasche e nelle tue mani sono indiscutibili. Ciò nonostante per me continua ad essere illogico, in un concerto o in un evento sportivo, guardare la realtà attraverso lo schermo dello smartphone piuttosto che viverla direttamente senza filtri. Ricordo ancora il mio stupore, durante un emozionante concerto di Ben Harper o durante la partita clou dell’anno, quando mi sono reso conto che molte delle persone che mi circondavano passavano più tempo registrando con il loro telefono che godendosi lo spettacolo. Per questi spettatori, non sarebbe stato più eocnomico e sensato restare a casa ed assistere all’evento in TV o su Youtube?
La smania di registrare, fotografare e condividere è oramai una vera malattia che ha sostuito, per molti, il piacere di vivere la realtà con la necessità di postarla sui social. Secondo un recente studio, i nati dal 1990 passano 7 ore utilizzando il loro smartphone, le stesse ore che noi di un’altra generazione trascorrevamo giocando, correndo e facendo danni.
Come sempre, la chiave è l’equilibrio. Lo Smartphone è uno strumento utilissimo ma va dosato e utilizzato con cautela. Facile a dirsi, ma difficile a farsi durante la nostra vita quotidiana sempre più piena di impegni, e sempre più scarsa di tempo per comunicare con amici e familiari. C’è da lavorarci su, per non entrare a far parte dell’esercito di quelli che camminano per strada fissando lo schermo; o nel nutrito club di coloro che guidano dando uno sguardo ai messaggi. In media in Spagna, guardiamo il telefono circa 150 volte al giorno, troppe.
I giorni passati in patria, con il mio vecchio Nokia, circondato solo da familiari ed amici reali e non virtuali, sono una cura disintossicante da tanta tecnologia.
E tu, sei un nostalgico o non rimpiangi mai i tempi del tuo vecchio cellulare?